Monday 1 February 2010

Vitalità della montagna terapia nel contesto di (ri)educazione alla gestione del sè emotivo ed il reinserimento alla vita sociale

Sarà pure un titolo lungo. Ma in un blog o in sito web ritengo sia preferibile sacrificare la vanità dell ‘ autore al fine di aiutare il lettore a recepire rapidamente il significato e lo scopo del testo stesso.

Già è diventato faticoso leggere e le immagini (molto spesso abusate) la fanno da padrone.

Premesso che l’editoria è di sistema e poco di buono si salva in libreria. Ormai la televisione, la abbiamo in casa come un piccolo totem lesivo ma del quale non si può fare a meno: anche se la sappiamo violenta, volgare, di propaganda politica, di sozzure pubblicitarie che vanno ad annidarsi nella nostra memoria, di pessimo livello informativo e molto banale (a parte qualche eccezione che sembra inserita apposta per farci credere il contrario...).

E perchè allora ci tuffiamo con la testa nel televisore appena entrati in casa o subito dopo? Perche ‘ umiliamo così la nostra mente ? Perchè fuori è ancora peggio (per questo furono costruite in modo così orrendo i quartieri popolari,le città edificate solo per i profitti e la vanità -davvero effimera- degli urbanisti, dei costruttori, degli speculatori): non c’è né più valida comunicazione umana, significativa oltre la stucchevolezza delle parole; nè la natura a favorirla, nè le tradizioni. E non si sa dove andare ; c'è solo traffico, consumismo e degrado.

Siamo circondati dai brutti palazzi, noi siamo messi in mezzo come incastrati o circondati da un branco vorace di claustrofobiche strutture. La natura nelle grandi città, specialmente nei quartieri dormitorio anche detti popolari, non esiste più, da tanto tempo, e dove ancora ne esiste un pò o è recintata o derubata da "furbi" che se la annettono: abusivamente e da prepotenti. La gente onesta quasi non se ne accorge più che, sia pure ridotta a un rottame, a uno squarcio la natura (quel che
di essa rimane) resiste. E' più tenace e combattiva di noi, non egoista e nemmeno ipocrita. Vale darle una mano o da questo inferno non usciremo più.

Qualche pit bull o rottweiler nel risicato giardinetto circola senza museruola, dei brutti ceffi con le motorette o senza le motorette la frequentano, le panchine sono tutte rotte e raramente si vede in giro per garantire la pubblica incolumità qualche poliziotto, carabiniere o guardia parco.

Una grave sindrome collettiva, al pari (se non peggio ancora) dell AIDS e della droga.

Quindi, per chi non vorrà continuare a leggere, spero che almeno il titolo abbia detto o suggerito qualcosa. A me la montagna terapia piace e fa bene: fa bene in quanto si ritorna alla natura. Ed altresì è consolatoria e benefica ancor di più quando dopo i sentieri vissuti insieme si rientra in albergo accogliente. A me una casa accogliente, popolare o non popolare, nonostante i tantissimi anni di lavoro e l'invalidità non mi hanno dato nè consentito di avere.

In albergo decente abbiamo tutti e tutte una stanza dello stesso tipo. Compresi gli operatori. In stanza si sta da soli o in due dello stesso sesso. E gli operatori non si vanno a divertire senza di noi, dopo avere mangiato insieme al ristorante (i posti non vengono stabiti per gerarchia in quanto non esite una gerarchia (se c'è non ce la fanno pesare nè avvertire). Se si esce insieme per prendere un caffè, un gelatino o una camomilla, a piacere, a nessuno è dato di "approfittare" magari chiedendo di più. I soldi della USL, quindi dei contribuenti, e quindi pure vostri e nostri, sono quelli e basta.
Questo, invece di affliggerci, ci rende felici (almeno io la interpreto così) in quanto non umilia ma, al contrario: invita al rispetto dei limiti delle cose e ristabilisce un altro passo verso la riacquisizione della dignità. Quando si rientra, le infermiere e gli operatori psichiatra e psicologi ci chiedono se abbiamo bisogno di aiuto con la terapia. E ci chiedono gentilmente di svegliarli se di notte abbiamo bisogno di qualcosa. Di notte se uno vuole uscire, può farlo, nessuno glie-lo-vieta. Non è come stare in una clinica psichiatrica o, peggio ancora, al manicomio.

E' come stare in famiglia, una ritrovata famiglia dall'antica memoria ,fin troppo e purtroppo "dimenticata ", del tutto umana ,che vieta alla parte più disumana di impedire di essere più umana ,in quanto è consolatoria, conciliatrice, riconciliatrice e più conveniente che la richezza o il grado individuale.La famiglia allargata: finanche alle parentele più lontane e al vicinato il quale è umano, appartiene alla nostra stessa specie (anche se non si direbbe, talvolta, per come si comporta oppure ci comportiamo).

Noi appartiemo a noi stessi e al prossimo siamo parenti dei alberi e delle coccinelle la riva e le montagne. Lo sapiamo e lo dimenticiamo ogni volta.

E ' la tribale antica famiglia fatta pure di buon vicinato e allargata se vogliamo all'infinito, della quale non si può fare a meno. Un archetipo che abbiamo finito per detestare: colpa la voglia di potere, di predominio, di sublimare la vanità con il comando e la sottomissione dei i più deboli, colpa i profitti, colpa i politici e colpa le individualistiche connivenze che creano gruppo, sottogruppo ed antigruppo. Non siamo più interconnessi in un unisono armonioso ma contrapposti in fazioni conflittuali.

Ma un archetipo dal quale non ci si può troppo allontanare. Cosa che è avvenuto culturalmente e le consequenze sono ferite profonde all'animo individuale e collettivo che ricorre sempre alla "volontà degli dei", disperatamente e inutilmente. Non accorgendosi che il divino è dentro e fuori di noi in una conciliazione-riconciliazione.

Ci si deve conciliare e riconciliare intanto con noi stessi; poi collettivamenti come individui insieme che si aiutano, si cercano, si aspettano e si dividono l'acqua, il cibo ma pure i compiti: le fatiche secondo le possibiltà e le ricompense in modo uguali. E la famiglia così cammina insieme, va bene e migliora la sua stessa salute.

Non più gruppo e sottogruppo ma in armonioso insieme: globale, che non è la globalizzazione. Non è riferito ai profitti ad esclusivo beneficio di singoli o di categoria, che vietano ad un altro individuo o ad un altra categoria di elevare sia la dignità che lo spirito, di essere compartecipi a questo giusto, e desiderato dai miti, processo di crescita dello spirito.

Forse la mia interpretazione risente dello stato d'animo e di migliore riflessione necessità, ma io non desidero andare avanti adesso. Non abbiamo fatto insieme che un piccolo tratto di quel sentirero aspro, difficile e meraviglioso che ora è la montagna e ora è la vita stessa.


Lo so non è semplice. Lo capisco da me, e quindi invito chi lo vorrà fare di continuare la lettura di questo redatto testo. Mettete uno schermo di protezione alla vista al vostri PC o i dovuti occhiali contro quei malefici raggi.

A meno di non volere fare uso di una stampante.


Per circa cinquant’anni (mezzo secolo) ho assunto farmaci dai quali ormai dipendo. Non per guarirmi ma per tenere “sotto controllo” il mio disagio mentale (che è pure disagio sociale e ambientale: la periferia di Roma, delle zone cosiddette popolari somigliano all'inferno immeritato per quanto sono brutte, e nonostante ciò non ho mai ottenuto una casa popolare). Sarebbe stato molto meglio per me e più dignitoso per loro che avessero cercato veramente di risolvere il problema.

Gli psicofamaci possono guarire la povertà ?

I sonniferi possono cancellare il degrado ambientale e restituirci la natura e il clima ?

La psicoterapia (ammesso che la si faccia nella maniera giusta) può guarirci dalla follia dei politici, dalla gerarchia narcisista della pubblica amministrazione, dalla corruzione, dall'evasione fiscale, dal conflitto di interessi e dall'immunità parlamentare?

Sono stato sottoposto a trattamenti farmacologici e un pò di cosidetta psicoterapia di gruppo e consulting. Il trattamento farmacologico a base di psicofarmaci: antidepressivi, ansiolitici, sonniferi, eccetera, mi ha sì aiutato. Specialmente quando sapientemente prescritte, tali medicine sono utilissime e sarebbe una sciocchezza non tenerne conto. Però solo la terapia farmacologica non serve.

Nel mio caso, mancando le indagini non invasive e le psicoterapie di sostegno ben mirate, mi ha reso solo farmaco dipendente e mai risolto il problema. Le medicine e anche la corretta psicoterapia che servono veramente andrebbero date gratis dallo stato sociale(welfare) agli aventi bisogno.
Perchè costano tanto le terapie che fanno bene veramente, eccetera ...

Sono un utente etichettato per malato di mente (Sic) e invece, secondo me, sono malato soprattutto di degrado economico, sociale, loggiativo e ambientale,
eccetera, eccetera. Poi sì (e perchè no ? ); il male può avere a che fare pure con il carattere, con la Storia - sono nato sotto i bombardamenti di Roma - con i traumi psichici dell'infanzia e non soltanto dell'infanzia. Bisogna saper ragionare a 360 gradi.

Affidarsi soltanto alla terapia farmacologica e dimenticare l’insieme dei problemi che portano al disagio psichico è un imperdonabile limitatezza. Crea dei farmacodipendenti a vita, dei drogati di medicine, che comunque non li guariranno perchè oltre ai farmaci CORRETTAMENTE dati, c’era e c’ è bisogno pure di ben altro.

C'è bisogno di amore.

Pensare di trattare il disagio psichico nelle sue molteplici forme solo con gli psicofarmaci è limitativo, da ignoranti o in cattiva fede, ci vuole di meglio, ci vuole di più e ne beneficia l’intera collettività - oltre che per la funzionalità di sostegno e reinserimento dei soggetti affetti, ci si guadagna in immagine di civiltà di cui purtroppo non siamo mai stati considerati molto capaci, o all’ avanguardia, in Italia.

Ed è un vero peccato perché non ci sono mai mancati i validissimi intellettuali, in Italia emarginati,

che altrove, invece, hanno fatto scuola: San Franceso di Assisi, Mario Basaglia, Antonio Cederna e loro colleghi e colleghe.

L’immagine di civiltà o di inciviltà che un Paese dà di se stesso o l’ottiene stando ai fatti, non consiste nella storia passata fatta di illustri vestigia ma piuttosto nel vivere organizzato presente civile davvero, ed è direttamente proporzionale al livello di validi aiuti che esso riserva oppure nega alle classi meno abbienti.

E per come costruiscono le periferie e per come tengono o non tengono all’ambiente. Il dramma dei quartieri dormitorio e dei senza case è globale come è globale la sofferenza, le tante forme di emarginazione, la criminalità e un certo tipo di disagio mentale hanno radici pure in queste cose.

Il livello di civiltà, di intelligenza, di cultura, di giustizia o ingiustiza vengono valutati e severamente giudicati. Ci si creda oppure no, è proprio così. E non è cosa da poco. La contraddizione è che ovunque si tende a giudicare solo
i difetti altrui e non i propri. E questo lo dico ai grandi papaveri ben pagati dell'Unione Europea e altrove.

Rifarsi il look in televisione non convince nessuno. E' la sostanza che conta.

Ora faccio parte come paziente di un gruppo, che fa capo a un DSM, diretto da validi operatori i quali sono qualificati non solo come psicologi e psichiatri ma che amano pure la montagna e sono soci, da lunga andata, del Club Alpino Italiano. Qualità essenziali per il buon funzionamento della montagnaterapia. Come è essenziale anche la gentilezza. Guai se dovessero arrivare anche qui a guastare tutto gli arroganti e gli improvvisatori della psichiatria e della psichologia!

E dopo la terza uscita con loro e i compagni e le compagne come me ritrovo il senso della famiglia allargata (tradizione popolare tra le migliori a Roma,
andata purtroppo perduta come i prati aperti e le marane). Prima mi sentivo tanto solo e tanto male. Mi sento gia’ meglio!



Links Utili
Sopraimille: la terapia della montagna in psichiatria
Montagnaterapia: esperienze a confronto sulla 'montagna che aiuta a guarire' Ottobre 2006
Associazione Sportiva Dilettantistica delle Torri
Green Paper Improving the mental health of the population, Towards a strategy on mental health for the European Union. October 2005
Libro Verde Migliorare la salute mentale della popolazione. Verso una strategia sulla salute mentale per l'Unione europea, Ottobre 2005